PERCORSI NELLE VALLI DEL BEN VIVERESan Sossio Baronia

L’acqua sorgiva, che scaturisce in abbondanza dalle colline circostanti, sta alla base dell’origine stessa del paese. Infatti, San Sossio Baronia era nell’Alto Medioevo la zona delle sorgenti comprese nei possedimenti dei Signori di Trevico. I pastori con gli armenti scendevano per abbeverarli in quella zona dove attualmente esistono tre grotte scavate nell’argilla, di cui una al centro più piccola, e che per la forma di presepe propria dell’insieme, rispettivamente rappresentano le grotte di S. Giuseppe, della Madonna e del Bambino, zona comunemente detta Acqua della Madonna. L’origine del paese è riferita al XIII secolo intorno ad una sorgente presso la chiesa parrocchiale. Questa, costruita nel 1754, fu distrutta dal terremoto del 1930; ora in rovina, anche se sul fonte dell’acqua benedetta era incisa la data 1589, risale al XIII secolo. La presenza di ruderi e di caratteristiche topografiche fa ritenere che la zona sia stata importante centro anche al tempo dei romani. Adiacente al corso del torrente Fiumarella, come risulta dai resti di un ponte romano in località Turro, inoltre, l’attuale autostrada segue un tracciato della Via Appia. Ad intervallo di circa 30 metri, sono stati trovati dei pozzi che, scavati con particolare perizia, in passato erano utilizzati per l’irrigazione dei campi e per l’abbeveraggio di carovane. Reperti archeologici di notevole importanza, quali monete, pesi romani, armi e suppellettile varia, reperiti in questa civitas si trovano presso il Museo irpino di Avellino. Fu poi distrutta durante l’Impero Romano, non si sa se per difesa o conquistata da altri popoli. La datazione di origine del paese riferita al secolo XIII è convalidata da un rescritto di Carlo D’Angiò del 1299. Il nome San Sossio, si presume, derivi da una leggenda. Infatti, si narra che un asino, sul quale venivano trasportate le reliquie di San Sossio martire (martirizzato con San Gennaro) erano destinate ad un paese vicino, giunto in località ora detta Sella Coppola, infilò la strada che conduceva alle poche case esistenti in fondo alla valle e non ci fu verso di fargli cambiare direzione. Si gridò al miracolo: le reliquie rimasero nella chiesetta dell’Annunziata e fu dato il nome di San Sossio al paese. I Sossiani durante il feudalesimo godettero sempre di una certa autonomia per il loro straordinario spirito di indipendenza e libertà. Si racconta di una vecchietta la quale, intorno al 1500, al feudatario che, dopo essersi dissetato volendo impostare una tassa, rispose: «l’acqua è fresca, Eccellenza, ma le nostre teste sono calde» ed il signorotto si guardò bene dall’applicare la tassa. Avrà forse avuto origine da questo lo stemma del Comune: tre getti d’acqua che scaturiscono dalla cima di una collina sormontata da tre stelle a cinque punte. Nel 1612, grazie a Ferdinando Loffredo, alla sorgente più feconda fu dato un aspetto più dignitoso nella fontana che ora appare maestosa nella sua semplicità architettonica e nel bassorilievo con lo stemma del nobile casato dei Loffredo e con l’immagine del Santo Patrono. Il paese inoltre partecipò attivamente ai moti rivoluzionari; saputo che Garibaldi marciava verso Napoli, il popolo sossiano assalì il Municipio. Questo movimento legittimista ben presto degenerò in brigantaggio. Le bande furono ingrossate da delinquenti della peggiore specie, devastando e commettendo ogni sorta di delitti, protetti dalle fitte boscaglie. In questo territorio imperava la banda del brigante Giuseppe Schiavone, assieme all’inseparabile compagna, Filomena Pennacchio, nata a San Sossio il 6 novembre 1841, che in una incursione sull’abitato recise le quattro teste di angeli scolpiti in altorilievo agli angoli del basamento di una croce di pietra del 1611. Tale croce recentemente restaurata è il vanto del paese e fa da sfondo ad una delle vie più importanti.
PERCORSI NELLE VALLI DEL BEN VIVERELuoghi di Interesse
Santuario di San Michele Arcangelo
Le sue origini risalgono al 1929. Meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli di quasi tutta la provincia in occasione dei festeggiamenti ricorrenti il 29 settembre e l’8 maggio. L’afflusso di popolazione è dovuto sia al profondo senso tradizionale della religione e sia al senso mondano di trascorrere delle ore liete in aperta campagna ed ammirare il paesaggio dall’alto.